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Al via il film di Pupi Avati sulla vita del padre di Sgarbi

(ANSA) – ROMA, 26 LUG – Partiranno il 3 agosto le riprese di
LEI MI PARLA ANCORA, il nuovo film di Pupi Avati che torna
dietro la macchina da presa dopo IL SIGNOR DIAVOLO. Il film,
liberamente tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Sgarbi – padre
di Elisabetta Sgarbi e Vittorio Sgarbi – racconta la storia
d’amore tra Nino e Caterina: un amore lungo 65 anni e mai
finito, neanche con la morte di lei, come scrisse lo stesso
autore. “Finché morte non vi separi è una bugia. Il minimo
sindacale. Un amore come il nostro arriva molto più in là. E il
tuo lo sento anche da qui.” La sceneggiatura e il soggetto sono
di Pupi e Tommaso Avati. Tra gli interpreti principali Renato
Pozzetto (Nino), Stefania Sandrelli (Caterina), Isabella
Ragonese (Caterina giovane), Lino Musella (Nino giovane),
Fabrizio Gifuni (Amicangelo). Insieme a loro anche Chiara
Caselli, Alessandro Haber, Serena Grandi, Gioele Dix, Nicola
Nocella. Le riprese dureranno sei settimane tra Roma e Ferrara,
dove Sgarbi trascorse parte della sua vita. Il film è coprodotto
da Bartlebyfilm e Vision Distribution in collaborazione con Duea
Film e sarà distribuito nelle sale italiane da Vision
Distribution.
    “Con LEI MI PARLA ANCORA ho voluto raccontare la storia di
un grande amore, quello tra Nino e Caterina – dichiara il
regista -, un amore lungo 65 anni, un amore che dura oltre la
morte. Il pretesto narrativo è un libro di memorie che il
protagonista, rimasto vedovo, si è deciso a pubblicare
affidandone la scrittura a un ghost writer romano, ambizioso e
disincantato. Ed è proprio nella dialettica fra questi due
personaggi, così apparentemente diversi tra loro, che ho scorto
la possibilità di affrontare il presente della nostra terra e il
suo meraviglioso passato, in quella porzione dell’Emilia così
speciale che ha saputo trattenere, accanto alla modernità, il
grande fascino del suo passato. Delle sue tante memorie. Ho
raccontato la nostra terra, la nostra gente, attraverso una
ennesima, diversa, angolazione. Per continuare a dare un senso
al nostro lavoro”. (ANSA).
   

Fonte: Ansa

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