Festa della mamma, auguri e fiori ma soprattutto regalatele ‘aiuto’
La forza lavoro femminile, in Italia, è composta da 9 milioni 872.000 occupate, di cui 5,4 milioni sono mamme e, di queste, 3 milioni hanno almeno un figlio dai 15 anni in giù. Un ‘plotone’ di donne alle quali l’emergenza Covid-19, legata alla chiusura delle scuole, ha creato non pochi problemi: 3 su 4, infatti, non hanno mai lasciato l’attività durante il ‘lockdown’, eppure oltre la metà (il 51,1%), considerate le caratteristiche dell’impiego, avrebbe potuto svolgere le mansioni (anche) a casa, in modalità ‘agile’, gestendo così la “complessa quotidianità familiare” al tempo del Coronavirus.
E’ un campanello d’allarme sulla condizione d’affanno di quante si impegnano per conciliare occupazione e cura dei propri cari la ricerca della Fondazione studi dei consulenti del lavoro, diffusa in occasione della Festa della mamma domenica 10 maggio, che mette in luce come, al termine della ‘fase 1’ dell’emergenza sanitaria, “a fronte di una richiesta molto ampia di congedi straordinari (al 28 aprile risultavano erogate 242.206 prestazioni, in base all’ultima rilevazione dell’Inps) le domande di bonus ‘baby-sitting’ siano state molto più contenute (pari a 93.729), anche a causa delle difficoltà di reperire, in tempi brevi, una persona adatta ad accudire i figli”.
Dall’analisi affiora, poi, come nei due mesi di sospensioni e ‘blocco’ di parte del mondo produttivo e sociale nazionale, le lavoratici con prole si siano rimboccate le maniche, più dei papà: su 100 occupate con almeno un figlio con meno di 15 anni, 74 hanno esercitato la professione ininterrottamente (contro 66 uomini nella medesima condizione)”, sin dall’emanazione dei primi provvedimenti governativi per arginare il contagio, mentre il 12,5% ha ripreso l’attività dallo scorso 4 maggio ed il 13,5% dovrebbe rientrare nelle proprie funzioni entro la fine del mese.
E lo ‘smart working’, rispolverato in questo frangente, potrebbe esser la ‘carta’ giusta per la conciliazione dell’impiego e della famiglia, però, “paradossalmente”, scrivono i consulenti, a potersene servire sono prevalentemente le “figure qualificate e più retribuite, ovvero coloro che potrebbero permettersi aiuti” domestici a pagamento, sorte negata ad un milione 426.000 donne (il 48,9% delle mamme occupate) che devono per forza uscire dall’abitazione. E di cui “circa 710.000 percepiscono uno stipendio netto inferiore ai 1.000 euro” mensili.