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Più istruite degli uomini ma una donna su tre lascia il lavoro con il primo figlio

Nel 2018 il tasso di occupazione femminile in Italia è stato pari al 42,5% (dati Istat). Il corrispondente tasso maschile è stato del 67,6%. L’occupazione varia all’interno del Paese passando dal 59,7% del Nord al 55,9% del Centro è solo al 32,8% del Sud. Sono valori che collocano l’Italia agli ultimi posti in Europa. Sono alcuni dei dati che il ministero per le Pari opportunità e la Famiglia ha raccolto per lavorare alla task force sul Rinascimento delle donne. Secondo l’Eurostat inoltre, confrontando il salario lordo orario medio maschile e femminile, le donne europee guadagnano circa il 16% in meno degli uomini. In Italia la differenza è minore, sotto il 10% ma è un dato che può risultare fuorviante.

Quando il tasso di occupazione è basso, come in Italia, la selezione nel mercato del lavoro è maggiore con la conseguenza che solo le donne più istruite e con redditi più elevati lavorano.
Il tasso di occupazione delle madri è più basso di quelle delle donne non madri della stessa corte di età. Secondo l’Istat una donna su tre lascia il lavoro alla nascita del primo figlio e l’uscita dal mercato del lavoro è quasi sempre definitiva.

Guadagnando meno degli uomini, le donne sono il soggetto più sacrificabile nella coppia. Per questo lo smart Working potrebbe aiutare a riequilibrare i ruoli.
Le donne in posizioni manageriali in Italia sono circa il 27% (dati Istat) del totale dei manager. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio dell’imprenditoria femminile di Unioncamere, nel 2018 le imprese femminili rappresentavano il 21,93% del totale delle imprese iscritte al registro delle Camere di commercio. Le donne sono presenti nel lavoro innovativo, in Italia nel 2018 il 12% delle start up è prevalentemente femminile (9% in Francia, 11% in Germania, 30% nel Regno Unito, dati Oecd). Le start up con una presenza femminile superano il 40%.

Tuttavia il basso tasso di occupazione contrasta con i risultati nell’istruzione. Le donne italiane sono oggi più istruite degli uomini, secondo il Censis, dati 2019, le laureate in Italia sono il 56% del totale e sono anche la maggioranza negli studi post-laurea. Rappresentano il 59,3% degli iscritti a dottorati di ricerca, corsi di specializzazione o master. Sono però ancora in minoranza nei percorsi di laurea Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Passando dalla formazione universitaria alla carriera accademica, la situazione cambia drasticamente: nel 2017 le donne rappresentano complessivamente il 40% dei docenti e ricercatori e costituiscono solo il 23% dei professori ordinari. La quota delle docenti e delle ricercatrici nelle aree Stem è bassa in tutti i livelli (36% in totale).

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