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Skam Italia quarta stagione, perchè la serie è un cult mondiale

Who’s trending? Alla domanda su chi è di tendenza nel mondo tv a livello globale vedere al primo posto Beatrice Bruschi, la Sana di Skam Italia quarta stagione precedere ad esempio la grande Viola Davis di How to get away with murder o Eliza Taylor di The 100 fa decisamente effetto. La serie, adattamento locale del primogenito Skam nato in Norvegia, ha superato i confini. La coproduzione Cross Productions – Timvision, disponibile su Timvision e su Netflix è attualmente la più vista della classifica Tv Time che traccia i divoratori di serie, ossia monitora il binge watching (almeno 4 episodi di fila) ed è un record italiano, visto che nessuna nostra produzione aveva fatto tanto. Ma al di là delle classifiche cosa ha di speciale questa serie, perchè tutti ne parlano? Dopo l’acquisizione dei diritti per un remake italiano da parte della Cross Productions che aveva intercettato il fenomeno in Norvegia, il responsabile editoriale e regista Ludovico Bessegato con il suo team ha cominciato un lungo lavoro sulle sceneggiature che ricalcano l’originale norvegese adattandolo alla realtà italiana. Questo lavoro, così come quello sui dialoghi sono considerati l’eccellenza di questa serie nella versione italiana: realistici, calati nel vissuto come raramente si vede. Ed è questo uno dei motivi principali per cui questa storia di liceali romani ha avuto stagione dopo stagione un grande successo. Il casting accuratissimo sta facendo il resto: giovanissimi alla prima esperienza o quasi, che recitano (bene) più o meno loro stessi. Il risultato è uno spettatore che si rispecchia in quello che vede: perlomeno come idea iniziale infatti Skam è una teen serie ma via via ha conquistato anche il pubblico più adulto. Alla Cross Productions arrivano feedback da genitori oltre che da ragazzi perchè le vite dei protagonisti hanno necessariamente a che fare con il rapporto con gli adulti in quella particolare età della ricerca di autonomie che è materiale esplosivo da sempre e ad ogni latitudine. Ecco così che anche il target non è certo più solo di ragazzini alle prime prove con il mondo. E se ogni stagione, per quanto corale, accende la luce su uno dei giovani con la quarta si è andati oltre le aspettative e con coraggio: Sana (Beatrice Bruschi) è una 18enne italiana musulmana, figlia di genitori tunisini, religiosa e fiera di portare il velo, tutt’altro che sottomessa secondo i clichè. Una italia di seconda – terza generazione che in Italia è raro veder rappresentato (l’ha fatto Bangla di Phaim Bhuiyane con successo, uno dei film più freschi della scorsa stagione cinematografica, non a caso pluripremiato anche al box office).
Il personaggio di Sana, che esiste anche nella serie madre norvegese, è stato però costruito sulla società italiana con l’apporto della sociologa attivista e scrittrice Sumaya Abdel Qader. Portare tematiche in Italia urticanti come il velo (l’hijab di Silvia Romano è l’esempio più recente di cosa può scatenarsi), l’islamismo nelle giovani generazioni italiane di origine araba, il razzismo, l’omofobia è qualcosa di non scontato e il fatto che filtri attraverso una serie diventata di culto tra gli studenti italiani e, stando alle classifiche, anche all’estero assume un valore sociale e culturale di grande importante. Attualmente è tradotta (ufficialmente da Netflix ma circolano anche versioni non ufficiali) in 7 lingue (Inglese, Francese, Spagnolo, Polacco, Turco, Spagnolo, Cinese) e secondo alcune fonti sarebbe più popolare del commissario Montalbano ma a questo, per affetto di Camilleri, non vogliamo crederci.

Fonte: Ansa

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