Steve McQueen, quel razzismo mai raccontato
“Non sono mai stato un fautore della violenza contro il razzismo, ma se è cambiato qualcosa oggi dipende dalla pandemia, dal Covid. Il caso Floyd è stato visto in tv da milioni di persone più volte e c’è stato come un risveglio verso queste cose da parte di chi era chiuso in casa a fare i conti con le propria fragilità”. Così oggi alla Festa di Roma il regista inglese premio Oscar con 12 anni schiavo, Steve McQueen, che ha presentato RED WHITE AND BLUE, uno dei cinque episodi di SMALL AXE, serie tv antologica (andrà su Amazon) ambientata nella comunità caraibica di Londra tra gli anni Sessanta e Ottanta. Una serie, tra l’altro, dedicata proprio a George Floyd e al movimento Black Lives Matter. In SMALL AXE (con Label festival Cannes) di scena il razzismo, quello sottile e immarcescibile pieno di sfumature, ma senza troppa retorica, come fa benissimo McQueen in RED WHITE AND BLUE. In questo episodio la storia vera di Leroy Logan, uomo di colore laureato che, negli anni Sessanta, decide a un certo punto della sua vita, nonostante la contrarietà del padre, di entrare in polizia. Per lui un sottolavoro, ma la sua idea era quella di essere un ponte tra la polizia e quella cultura dei neri che conosce bene, ma in realtà Logan diventerà ben presto vittima di un doppio razzismo: quello della polizia che lo vede con odio e quello dei neri che lo considerano un traditore. “È un’idea che parte da lontano, esattamente risale a undici anni fa – ha detto il regista che aveva avuto un folgorante esordio con Hunger -. L’obiettivo era quello di portare sul grande schermo delle storie mai raccontate della comunità nera caraibica a Londra. Ho lavorato insieme ai produttori e con una ricercatrice per ricostruire molte di queste vicende che riguardano spesso persone ormai morte. Nel caso di Logan, che ha collaborato con noi, era davvero uno che voleva integrare comunità nera e polizia”. Sulle nuove regole ‘inclusive’ dell’Academy , Steve McQueen che ha un passato da artista visivo ha commentato: “Di cose ne sono successe tante ad Hollywood dopo l’uscita di 12 ANNI SCHIAVO che è stato un film che ha avuto uno straordinario successo di pubblico con un protagonista nero. A Hollywood hanno pensato forse che questo era un altro modo per fare incassi. Da qui anche le regole dell’Academy, una cosa che potrebbe riguardare più il cast tecnico, le maestranze che potrebbero essere così facilitate a lavorare in una industria esclusiva come quella del cinema”. Bellissima la storia del titolo della serie, SMALL AXE (lo stesso di un brano di Bob Marley) che evoca un proverbio giamaicano sulla forza del dissenso: “se voi siete il grande albero, noi siamo la piccola ascia”.
Fonte: Ansa