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Sulle tracce dei migranti della rotta balcanica

ROMA – Non ci sono solo gli sbarchi a Lampedusa ripresi dai media di tutto il mondo, i veri migranti invisibili sono quelli della rotta balcanica che nessuno fa vedere e che sono anche molti di più (5000 quelli accertati nel 2019). Un fenomeno in piena crescita che ha fatto dire al presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedigra, nel corso dell’audizione al Comitato parlamentare Schengen, che la “situazione è ormai ingestibile” con 1000 ingressi nel solo mese di maggio. Ora su questa fuga nei boschi verso l’Europa c’è un docu-film in post-produzione dal tocco poetico, ‘No borders. Flusso di coscienza’ di Mauro Caputo.

Cosa racconta quest’opera piena di umanità verso migranti che vengono da lontano, Pakistan, Siria, Iran, Algeria, Tunisia, Nepal e Bangladesh? Racconta del loro lunghissimo viaggio sulla rotta dei Balcani che si arresta appunto nei 242 km di confine Italia-Slovenia, dove centinaia di persone, ogni giorno, entrano in Italia non prima di essersi liberate da ogni traccia di identità che potrebbe essere oggetto di respingimento. Abbandonano così anche le loro medicine e ogni documento rilasciato nei centri accoglienza dove sono stati ospitati, portandosi solo un piccolo zainetto con lo stretto necessario.

“In realtà da noi stanno pochissimo – dice il regista all’ANSA – cercano di raggiungere Francia, Germania e Spagna che sono in genere le loro mete. Da qui – aggiunge Caputo – i dati sottostimati del loro afflusso. La stessa polizia non ha troppo interesse a fermarli, a controllarli più di tanto, perché sa che da noi sono solo di passaggio”. Se fossero fermati, aggiunge Caputo, autore di una trilogia dedicata a Giorgio Pressburger, “occorrerebbero traduttori, avvocati, tutto un iter complicato. Nonostante questo, la popolazione di Trieste comincia ad essere sensibile al fenomeno. Certo – aggiunge – è più facile individuare e contare quelli che arrivano coi barconi, ma la rotta balcanica esiste e nessuno se ne accorge troppo”.

Nel film dedicato proprio a Pressburger amico del regista, all’inizio in sottofondo la voce minacciosa di Matteo Salvini in un discorso contro i migranti. Per il resto nessuna testimonianza, nessuna intervista, a parlare solo una voce fuori campo che segue le tracce nei boschi lasciate da questo esercito di invisibili pronti a distruggere ogni cosa del proprio passato pur di iniziare una nuova vita in Europa. La tipologia dei migranti in fuga è la stessa di quella degli sbarchi: “La maggior parte sono maschi adulti – dice Caputo- , meno donne e solo qualche bambino, anche se forse ultimamente ci sono più famiglie in fuga sulla rotta balcanica”. In ‘No Borders’ anche tracce del cosiddetto ‘The Game’, ovvero il nome dato alla rotta migratoria nei Balcani chiamata così perché, come in una simulazione di gioco, un migrante ci prova decine di volte, correndo rischi elevatissimi, fino a quando non riesce ad entrare. Frase tormentone di ‘No Borders. Flusso di coscienza’, quella che la voce fuori campo dice più di una volta a rimarcare l’inevitabilità del fenomeno: “Non si può fermare un fiume”. Vale a dire nessuno pensi di poter mettere una diga a questo esodo. “Una persona su 97 è in questo momento in fuga, almeno secondo i dati Onu”, ci tiene a dire Caputo.

Fonte: Ansa

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