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Un divano a Tunisi, tra Islam, famiglia e psicanalisi

(ANSA) – ROMA, 18 LUG – “La psicanalisi? Non ci serve, noi
abbiamo l’Islam”. E’ una delle battute che segnano il percorso
accidentato ma ricco di incontri rivelatori per Selma
(interpretata con grazia e intensità dall’attrice iraniana
Golshifteh Farahani), giovane psicanalista franco-tunisina,
decisa ad aprire il suo studio nella terra d’origine in Un
divano a Tunisi. La riuscita commedia sociale di Manele Labidi,
vincitrice del Premio del pubblico – BNL People’s Choice Award
alle Giornate degli Autori della Mostra Internazionale del
Cinema di Venezia 2019, arriva con Bim in anteprima nelle arene
dal 19 luglio e da settembre nei cinema.
    In una Tunisi post Primavera araba, la regista
franco-tunisina mette in scena, le resistenze di una società per
molti aspetti moderna, che ancora emergono sul ruolo della
donna. Fra i modelli a cui la cineasta si rifà c’è la commedia
all’italiana (ama film come I soliti ignoti, I mostri,
Matrimonio all’italiana, Brutti, sporchi e cattivi); una
vicinanza al nostro Paese riflessa anche dalla colonna sonora,
che comprende due canzoni cantate da Mina: ‘Le strade vuote’ e ‘Io sono quel che sono’.
    Nella trama, la repentina partenza dell’indipendente e
coriacea Selma dalla Francia e la decisione di stabilirsi e
esercitare come psicanalista nella terra dei genitori, “per
essere più utile”, provocano imbarazzo e curiosità fra parenti e
vicini. Eppure appena apre il suo studio la fila di pazienti si
fa subito lunghissima: dal panettiere (Hichem Yacoubi) che le
svela i dubbi sulla sua sessualità (con tanto di sogni per lui
incomprensibili, come quello in cui immagina di baciare Putin) a
un imam caduto in depressione.
    Selma torna nel suo Paese “anche per fare i conti con il suo
passato. – ha spiegato la regista -. Il ritorno alle origini
inizia lentamente a scalfire la sua maschera”. Il desiderio di
Manele Labidi era “filmare la Tunisia e in particolare la classe
media, la fascia di popolazione più lacerata tra modernità e
tradizione”. La borghesia ha sulle spalle il peso dell’economia
nazionale “ed è spesso piena di ipocrisie quando si tratta di
sessualità e religione”. (ANSA).
   

Fonte: Ansa

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