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Diario di una grande famiglia nella Colombia anni ’70

EL OLVIDO QUE SEREMOS diretto dal premio Oscar Fernando Trueba (Belle Époque), sono due ore di pura poesia in un film, diviso tra bianco e nero e colore, che non può che ricordare ROMA di Cuaron. Il film, che arriva alla Festa di Roma con il label Festival di Cannes e sarà in sala con Lucky Red, è l’adattamento del romanzo di Héctor Abad Faciolince, uno dei capolavori della letteratura contemporanea spagnola, che racconta la vera storia di suo padre l’attivista colombiano per i diritti umani Héctor Abad Gómez. Un diario di famiglia straordinario, pieno di affetto, quello di Treuba dove una famiglia numerosa e fondamentalmente felice si riconosce nella figura brillante di Héctor Abad Gómez (interpretato da uno straordinario Javier Cámara), medico, professore universitario e soprattutto padre di famiglia. L’uomo però, che è sempre sotto lo sguardo ammirato di quel figlio che diventerà scrittore, non cura con affetto e intelligenza solo i suoi cari, ma è anche uno che crede nei diritti umani, come nel diritto alla felicità anche dei più poveri di cui si prende cura appena può anche fornendogli il vaccino contro la poliomielite. Da sempre poi Héctor ha insomma insegnato ai suoi figli la tolleranza e l’amore verso il prossimo educandoli secondo quello in cui lui crede. Quando un tumore uccide una delle sue figlie e viene poi costretto dalla sua università a causa delle sue idee progressiste a pre-pensionarsi, l’uomo si getta ancora di più nella lotta sociale divenendo un vero e proprio attivista. Questa sua battaglia ovviamente non viene tollerata dalle forze politiche, che inizieranno a mettergli i bastoni fra le ruote fino all’estreme conseguenze. “Ho comprato il libro di Héctor Abad Faciolince appena fu pubblicato e lo anche regalato tanto in tutte le edizioni e lingue alle persone a cui volevo più bene – spiega oggi a Roma il regista madrileno -. Non potevo certo immaginare che l’autore mi avrebbe mai chiesto di dirigere il film tratto dal suo libro”. E ancora Treuba: “All’inizio non volevo farlo, c’è troppa verità in questo romanzo e nel rapporto tra un padre e un figlio. Poi rileggendolo ci ho ripensato anche se ho scoperto che dovevo affrontare un altro problema: quello di raccontare un uomo buono. Billy Wilder mi diceva ‘racconto il male perché la virtù non è fotogenica’. Ho cercato con questo film – conclude il regista – di dimostrare il contrario. Il mio protagonista era un essere umano che si alzava ogni giorno con l’idea di far bene agli altri”. Dice, infine, Javier Cámara (The Young Pope, Parla con lei): “È stata una sfida fare un uomo buono. Ho letto il libro e mi sono commosso . Tutti avevano l’idea di chi fosse questo dottore e io invece dovevo farmi la mia personale idea oltre a studiare l’accento colombiano”.

Fonte: Ansa

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