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Hollywood si unisce alle proteste per George Floyd

Sferzati da un anchor della Cnn, le star dello spettacolo sono scese in campo dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd a Minneapolis: “Che succede a Hollywood? Stranamente zitta”, aveva notato Don Lemon nella quinta notte delle proteste che hanno infiammato le maggiori città degli Usa, da Los Angeles a New York e a Washington. La mobilitazione non si è fatta aspettare, da Ariana Grande a Beyonce’, Rihanna e Cardi B.
Jamie Foxx si è unito alle marce a Minneapolis, così come Kendrick Sampson di ‘Insecure’: colpito da una proiettile di gomma e preso a manganellate da un poliziotto durante una manifestazione a Los Angeles, ha postato le immagini su Instagram. Il mondo della musica si ferma per 24 ore: un blackout di solidarietà a cui hanno aderito maxi-etichette come la Warner, Sony, Universal e Columbia. Spike Lee ha guidato la levata di scudi delle star con uno short che ha debuttato nello speciale di Lemon sulle proteste. “La storia smetterà di ripetersi?”, chiede il decano dei registi di colore nel breve film che mescola clip sugli arresti di Floyd e di Eric Garner, un altro nero ucciso dalla polizia nel 2014 a Staten Island (l’agente coinvolto, Daniel Pantaleo, non è mai stato incriminato) con scene da ‘Do the Right Things’ in cui il personaggio di Radio Raheem muore strangolato dalla polizia con una presa alla gola. “Come fa la gente a non capire perché ci comportiamo così? Questo non è nuovo, l’abbiamo visto con i riots degli anni Sessanta, l’assassinio di MLK, ogni volta che non otteniamo giustizia la gente reagisce per farsi sentire. Questo Paese è costruito sui nostri cadaveri“, ha detto il regista afroamericano il cui prossimo film ‘Da 5 Bloods’ su cinque soldati neri in Vietnam debutterà su Netflix il 12 giugno.
L’indignazione d’altra parte non conosce colore e il bersaglio delle critiche è spesso Donald Trump. Dopo la popstar Taylor Swift (86 milioni di seguaci su Twitter, cinque milioni in più del presidente), un’altra artista bianca, Lady Gaga, ha denunciato il fallimento del tycoon “che detiene l’ufficio più potente del mondo ma continua a non offrire altro che ignoranza, pregiudizio e razzismo”. I divi non si sono limitati a parlare, hanno anche aperto il portafoglio: Chrissy Teigen donerà 200 mila dollari per pagare le cauzioni degli arresti alle marce. Lo stesso hanno fatto i fratelli Safdie di ‘Uncut Gems’, lanciando una catena di donazioni al Minnesota Freedom Fund a cui si sono uniti Steve Carell, Ben Schwartz, Harry Styles e Don Cheadle.

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