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Ricochet, viaggio di un padre tra lutto e vendetta

(ANSA) – ROMA, 17 OTT – Gli spazi illimitati della campagna
messicana, tra natura colori ‘violenti’, intorno a una
cittadina sospesa e senza tempo, tra continui richiami simbolici
a un confine che si fa sempre più sottile, tra vivi e morti,
lutto e vendetta. E’ il mondo nel quale viene ambientato
Ricochet, l’opera prima del messicano Rodrigo Fiallega, ispirata
a un fatto di cronaca avvenuto in Argentina, presentata in prima
mondiale alla Festa del Cinema di Roma.
    Il cineasta già autore di spot, video e artista degli effetti
speciali (ha lavorato, fra gli altri su Mission Impossible:
Protocollo fantasma e Attacco al potere), sceglie uno stile
rigoroso e quasi documentaristico, nel ‘pedinare’ il suo
protagonista, Martijn (l’intenso Martijn Kuiper), uomo
apparentemente mite che in una lunga giornata, dalla mattina
alla sera deve confrontarsi con i suoi fantasmi. Nella cittadina
dove lui, ‘straniero’ ,vive da 20 anni e si è fatto una
famiglia, si sta staccando da tutto, anche a causa di una
malattia terminale che ha scoperto da poco di avere. Appena
separato dalla moglie Mariana (Iazua Larios), che ancora lo
accudisce come può e padre di una bambina, alla quale spesso
non sa dare risposte, Martijn ha chiuso il suo negozio, e si
mantiene facendo riparazioni e lavoretti. Una rivoluzione nella
sua vita, nata dalla morte del figlio, due anni prima, durante
la Festa più attesa in città. La notizia delle liberazione
dell’uomo responsabile della morte del ragazzo, porta Martijn a
uscire dalla sua esistenza di ricordi e attese, vissuta da solo,
in una piccola casa rossa, circondata da un bel giardino, dove
ci sono ancora le tracce di una felicità passata.
    Un percorso con pochi dialoghi, affidato principalmente alle
immagini e alla fisicità sempre più fragile del protagonista.
    “Questa è una storia chi si sarebbe potuta ambientare in ogni
parte del mondo. Ero interessato ad ambientarla nello stato di
Jalisco, anche per descrivere i contesti e gli spazi – spiega
nelle note di produzione il regista-. Il film vuole riflettere
un cinema di sensazioni e immagini più che di azione e
narrazione”. Un ritratto nel quale le azioni del protagonista “si osservano, senza voler dare alcun giudizio morale”. (ANSA).
   

Fonte: Ansa

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