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Smart working, le 5 cose belle e le 5 che mancano di più dell’ufficio

Fase 2 si riparte. In questo periodo che somiglia ad una nuova rinascita pensiamo anche ad un bilancio, riflettiamo su cosa ci ha insegnato questa inattesa fase di stand-by dalla routine, ad esempio sullo smart working, anzi meglio sarebbe chiamarlo lavoro da remoto.
Ecco, secondo una ricerca di InfoJobs, i 5 aspetti che gli italiani hanno potuto apprezzare del lavoro da remoto e i 5 che invece sono da considerare buoni motivi per rientrare operativi alla scrivania. Non tutti ci troveranno d’accordo ma in buona parte certamente si. 
LE 5 COSE CHE MANCANO DI PIÚ DEL LAVORO IN PRESENZA:
1) La socialità del luogo di lavoro e il confronto quotidiano con i colleghi (parimerito al 27%)
2) La comodità della propria postazione (11%)
3) Il piacere di prepararsi alla giornata con outfit e make-up (10%)
4) Una chiacchierata con i colleghi, con i clienti e con i fornitori (8%)
5) La pausa caffè o il pranzo con i colleghi (7%)
La produttività rimane comunque invariata per oltre la metà del campione, solo un 7% dichiara un calo legato soprattutto alla difficoltà di gestire in contemporanea i familiari in smart working o i figli che necessitano di attenzione, dato che sale al 33% per le donne con figli conviventi. In uno scenario post Covid-19 lo smart working viene visto dai lavoratori come un’opportunità, ma non come una possibile alternativa al lavoro in presenza. Il 71% dice sì al lavoro agile, ma solo per 1 o 2 giorni a settimana (percentuale che sale all’89% per le donne con figli e che si attesta al 55% per gli uomini che vivono sotto lo stesso tetto con la prole).
LE 5 COSE PIÚ BELLE DELLO SMART WORKING
1) Risparmio di tempo per spostamenti casa-ufficio (49%)
2) Flessibilità di orari (19,5%)
3) Possibilità di gestire insieme esigenze personali e lavorative (17%), 30% per donne con figli
4) Niente distrazioni (11%)
5) Videocall in sostituzione dei meeting in presenza (3%) Lo smart working è stato, ed è per molti ancora oggi, un banco di prova, per aziende e dipendenti, in un serrato e quotidiano confronto con difficoltà e opportunità.
E come da ogni esperienza, deriva una lezione e aspetti o abitudini che si vorrebbero conservare anche dopo la fine dell’emergenza: come l’incremento del livello tecnologico in azienda e in casa (37%), un miglior bilanciamento tra vita professionale e privata (28%), particolarmente importante per le donne con figli conviventi (34%) e per gli uomini nella medesima situazione (24%). Il 14% degli intervistati rivela un dato davvero incoraggiante, vedendo in questa modalità di lavoro una maggiore responsabilizzazione del team e una maggiore fiducia da parte dei capi, che non possono, in questa situazione, esercitare il medesimo controllo di quando si è operativi in presenza. Fra opportunità, difficoltà e scenari, un dato è certo: l’Italia ha cominciato a lavorare da remoto, provando una nuova modalità che impatterà anche il prossimo futuro.

Fonte: Ansa

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